“Dalla tenda … alle Periferie” Custodire l’umanità… Verso le periferie esistenziali
La vocazione del “custodire” – di saper leggere con realismo gli avvenimenti della contemporaneità, di essere attenti a ciò che ci circonda e capaci di prendere le decisioni più saggie
per la vita non riguarda, ovviamente, soltanto i cristiani ma rivolto a coloro che hanno responsabilità in ambito economico, politico o sociale nell’essere custodi del “creato” e dell’intera
“umanità” – specialmente dei più poveri e dei più deboli – rappresenta, dunque, non soltanto l’annuncio del “programma” del pontificato di Papa Francesco, ma si configura come un accorato invito al dialogo e alla costruzione di un nuovo patto sociale.
“Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e si ammala“, un’espressione che Papa Francesco ripete spesso.
A tale proposito vi ricordo un passaggio dell’Evangelii Gaudium (n.49): “Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. […] Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per
essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di
rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ripete senza sosta: «voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)”.
È questo il momento di trovare il coraggio di uscire dalle mie comodità e portare la Gioia dell’incontro con Cristo Risorto a “tutti” (EG n.49).
Dobbiamo capire quella santa inquietudine di cui parla l’Evangelii Gaudium: «Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo…» (EG n. 49)
Come Francescani siamo chiamati a vivere il dinamismo missionario specifico del nostro carisma, di fraternità tra di noi ma senza perdere il contatto con la realtà che ci circonda, la parrocchia e la Chiesa particolare (cfr. EG n.29), capaci di continuare a rinnovare le strutture e “contagiare” nell’essere audaci e creativi superando il “si è fatto sempre così” (cfr. EG nn.33, 41, 43), cercando di rallentare il passo pur di incarnare una opzione preferenziale per i poveri tanto urgente (cfr. EG nn.46-49).
Vi invito a rileggere e approfondire il cap. II della vostra Regola e l’inizio del Testamento, sono invito a ricentrarsi nel Vangelo (Lc 9, 12-17), un invito a ritornare alla Fonte, ad immergerci nel
Signore della vita per trovare dimora e da lì tornare ad operare nel mondo in modo nuovo.
“Dalla tenda alla strada … fraternità in uscita”, verso le periferie, cuore della missione; missione, intesa non solo come aiuto umanitario ma come “incarnazione” nelle vicende di ogni giorno, che ci impegna a dialogare e a confrontarci, in un continuo atteggiamento di esodo, di conversione personale e pastorale, con le persone che spesso sono lontane pur vivendo vicine.
Uscire, incontrare, donarsi nella gioia sono verbi che devono guidare la nostra preghiera e diventare azioni concrete che accompagnano il nostro vivere quotidiano.
p. Gianbattista Buonamano
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