La Settimana Santa cuore della nostra fede
L’aspetto simbolico della liturgia.
La liturgia è azione simbolica perché significa ciò che Gesù fa e intende fare per noi. Per esempio l’Eucaristia con il simbolo del nutrimento, del pasto dice che Gesù vuole stare con noi, identificarsi con noi, vivere in noi, donarsi a noi, vivere in comunione con Lui. Il simbolo parla, il simbolo rimanda a un oltre. Attraverso il simbolo del pane spezzato Gesù ci dice che vuole darsi tutto a noi così come si è dato sulla Croce. Il pane spezzato è la sintesi di tutta la vita di Gesù.
Nella liturgia la Comunità cristiana proclama a Dio il suo amore mediante simboli, gesti, parole vesti liturgiche … La liturgia dice a Dio che gli vogliamo bene, dice a Gesù risorto che gli siamo grati per la sua presenza, per il dono della sua morte in croce. La liturgia dice che vogliamo stare con Gesù, accogliere la sua volontà, seguire Lui, imitare Lui, dare alla nostra vita i contorni della sua vita.
La liturgia è azione di popolo, della comunità
La liturgia supera l’azione soggettiva. Nella liturgia è la Chiesa, la comunità cristiana che parla, ascolta, risponde, prega, ama, si dona.
Ti preghiamo per la comunione al tuo corpo e al tuo sangue: lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.
La liturgia ci rende il Corpo di Cristo che vive nella storia.
La liturgia va preparata con la preghiera personale, con la liturgia delle ore, con la lectio divina.
La liturgia della Settimana Santa
La settimana santa è la settimana della vittoria della Croce. La liturgia non conosce la malinconia. Non si tratta di lamentarci per il fatto che gli uomini sono stati cattivi e hanno trattato male Gesù. Noi celebriamo la sua Passione come vittoria perché Lui ha vinto la morte e la paura della morte. La comunità cristiana, lungo tutta la settimana santa, rivive il mistero della passione e risurrezione di Gesù come mistero di vittoria e di salvezza per l’uomo. con la celebrazione della domenica delle Palme si dà inizio alla settimana santa, si apre la via al triduo pasquale, a quei riti che contengono il fuoco vero che riscalda i cuori
La domenica delle Palme. Contempliamo Gesù che entra deliberatamente e coraggiosamente nella città che sta tramando contro di Lui.
Il giovedì santo contempliamo Gesù nel cenacolo che presenta il pane e il vino come sua decisione di dare la vita per noi.
Il venerdì santo contempliamo con Maria e l’apostolo Giovanni sotto la Croce per sperimentare l’amore esagerato di Gesù fino all’ultima goccia di sangue
Il sabato santo contempliamo il sepolcro dove Gesù si è lasciato rinchiudere per sigillare il suo amore per noi oltre i limiti dell’esistenza umana.
La notte di Pasqua risentiamo il grido dell’alleluia, dell’incredibile speranza dell’amore e della vita che vince la morte.
1) Domenica della Palme
La comunità dei discepoli si mette in cammino dietro a Gesù.
Gesù entra nella città di Gerusalemme acclamato come re. È un re umile, che cavalca un’asina e ci indica la via della Croce. Dobbiamo seguirlo. La via della Croce è la via della vittoria di Dio; è l’unica via per la salvezza che non delude, è l’unica via per riportare su questa terra squarci di giustizia e di umanità.
Fa’, o Signore che apriamo le porte del nostro cuore e della nostra comunità a Te. Fa’ che non rimaniamo insensibili al tuo amore, che usciamo dietro a Te fin sulla Croce senza chiusura e senza pregiudizi. Fa’ che ci avviciniamo al roveto ardente che brucia e non si consuma e che possiamo insieme celebrare il fuoco di questa Pasqua.
2) I primi tre giorni lunedì, martedì, mercoledì santo.
Sono un invito a seguire Gesù passo passo in questi giorni decisivi.
Il lunedì santo (Lc 21,34-36) Gesù ci invita a vegliare, a pregare a non appesantire il cuore nel cammino dietro a Gesù. Il martedì santo (Mt 26,1-5) il Sinedrio decide di arrestare Gesù e di metterlo a morte. Il mercoledì santo (Mt.26,14-16) Giuda si accorda con i sacerdoti per consegnare Gesù.
3) Il giovedì santo
Nella notte in cui fu tradito, durante la Cena che noi rinnoviamo, prima di dare inizio alla passione di cui una parte l’abbiamo raccontata e ascoltata, Gesù pone due segni: il segno del pane e del vino spezzati e distribuiti come suo corpo e come suo sangue, e il segno della lavanda dei piedi ai discepoli.
I due segni si richiamano a vicenda; entrambi vogliono sottolineare l’amore, la dedizione totale di Gesù per noi, di Dio per l’uomo; entrambi vogliono darci l’esempio, lo stimolo e la grazia dell’amore fraterno.
Con il segno della lavanda dei piedi, Gesù capovolge la nostra falsa immagine di Dio, dà un nuovo contenuto al nostro concetto di libertà, ci insegna la perfezione dell’amore.
Con il segno della cena eucaristica Gesù prende il pane e, benedicendo, lo spezza e lo dà per tutti, prende il vino e lo fa bere ai discepoli nell’unica coppa.
Le parole benedire, spezzare, dare, rappresentano il nuovo modo di essere, e di amministrare la nostra esistenza; dicono la centralità del dono, della gratuità stimolata e spinta dalla gratuità di Dio che nell’Eucaristia si mostra totalmente e unicamente amore per l’uomo, amore fino alla fine, amore donato a ciascuno di noi.
Il giovedì santo siamo chiamati a contemplare la tenerezza, l’infinita misericordia di Dio, la sua passione per ogni creatura, la sua fiducia in tutti e in ciascuno. Gesù si dona a noi affinché viviamo come Lui ha vissuto, come figli del Padre e come servitori dei fratelli.
4) Il venerdì santo
La comunità dei discepoli rivive la morte di Gesù attraverso il racconto della passione: Cala il grande silenzio sulla chiesa, si spoglia l’altare. Viene portata e innalzata la Croce nella comunità perché sia adorata. Si prega sotto la Croce: è una preghiera universale.
Il silenzio della Chiesa di fronte alla morte di Gesù ci dice quanto sia difficile penetrare con animo autentico di fede nella passione del Signore.
In essa noi vediamo tutto il male del mondo, il dolore, l’ingiustizia, l’insensatezza, l’abbandono e la morte. Ma colui che chiamiamo Salvatore e Signore, di tutto questo si fa carico. Ci salva amandoci, ponendosi a nostro servizio fino a perdersi.
Il Crocifisso ci rivela il volto di Dio. la conoscenza del vero Dio passa per la conoscenza del volto del Crocifisso. La vera onnipotenza di Dio è quella che è capace di annullarsi per amore, di accettare la morte per amore.
L’amore di Dio fino al dono di sé, l’amore nostro per Dio fino al dono di noi stessi, l’amore di Gesù per tutti gli uomini fino al perdono, l’amore nostro per gli altri fino al perdono, diventano la chiave definitiva della storia.
Nella croce noi contempliamo la certezza che la risposta alla violenza non può essere la violenza in una spirale senza fine, bensì il perdono che spunta le armi alla violenza, nonostante le apparenze contrarie.
5) Sabato santo
Quattro sono le parti della Veglia: ognuna ha un simbolo dominante: la luce, la Parola, l’acqua, il pane: quattro simboli che dicono quattro definizioni di Gesù: Io sono la luce del mondo, Io sono la Parola definitiva, Io sono l’acqua che disseta, Io sono il pane della vita.
La veglia è un percorso di comunione con Gesù.
Celebrare la Veglia è coltivare il desiderio della comunione piena e definitiva con il Signore Gesù; vuol dire far cessare una estraneità con Gesù e iniziare finalmente la stagione della familiarità con Lui.
Celebrare la veglia è scegliere di appartenere definitivamente al Signore e alla sua Chiesa.
L’appartenenza è cosa del cuore: appartenere vuol dire legare la vita a qualcuno, investire la vita su qualcuno.
Possiamo seguire Gesù con fiducia, senza più alcuna paura per la nostra vita e per la nostra morte. Siamo liberati dall’angoscia della vita e della morte, siamo liberi e felici perché appartenenti a Lui.
6)Morte e Resurrezione di Gesù secondo i Vangeli
Mentre si avvicinava il sabato (il giorno più sacro della settimana) e non erano consentite le sepolture, il corpo di Cristo fu posto in una nuova tomba da Giuseppe di Arimatea, un personaggio ricco e influente. Si pensa che questa fosse una tomba che Giuseppe aveva preparato per la sua morte, ma dopo aver supplicato Pilato per la restituzione del corpo di Cristo, aveva urgente bisogno di un luogo sicuro adatto per conservarlo fino alla sepoltura dopo il sabato. Assistito da un romano di nome Nicodemo, Giuseppe acquistò biancheria pregiata nella quale avvolse il corpo di Cristo (il celebre sudario oggi venerato come la Sacra Sindone) mentre veniva fatto scendere dalla croce. All’ingresso della tomba per evitare che il corpo venisse trafugato, considerata la fama del defunto, fu posta una grande pietra circolare che ostruiva l’ingresso.
Quasi tre giorni dopo la morte, nel giorno di domenica, Maria la madre di Giacomo e Maria Maddalena entrarono nel Sepolcro per preparare il corpo di Gesù alla sepoltura, secondo le usanze del tempo. Comunque, appena entrate, rimasero scioccate nello scoprire che la tomba era vuota, il corpo di Cristo era scomparso. Come era ovvio le due donne erano molto impaurite, sconvolte e quasi incredule. Pertanto andarono a parlare con gli Apostoli, in particolare con Simon Pietro. Come narra il Vangelo di Giovanni, il discepolo prediletto si recò al Sepolcro per constatare di persona cosa era accaduto. Iniziarono ad arrivare tutti i discepoli che videro la stessa scena: il sudario abbandonato e il sepolcro vuoto. Alle donne piangenti, compresa Maria Maddalena, che piangeva per la scomparsa del corpo del Signore, uno o due angeli, forse lo stesso Gesù appena risorto, annunciarono l’avvenuta resurrezione. Toccò a lei dare la notizia dell’avvenuta Resurrezione.
Eucaristia e significato della Pasqua
In sostanza il significato della Pasqua sta proprio in questo momento: la vittoria della Vita eterna sulla Morte. Il Redentore che salva l’umanità dai suoi peccati, sacrificandosi per essa e morendo sulla Croce. La Pasqua è dunque l’istituzione dell’Eucaristia, il sacramento principale che si rinnova ad ogni messa, quando si mangia il corpo di Cristo e si beve il suo sangue, in modo simbolico, attraverso l’ostia consacrata e il vino. In ricordo dell’ultima cena, ma anche della Passione, morte e resurrezione del Signore.
Fr. Gianbattista Buonamano
Assistente regionale Ofs