Impressioni ed Emozioni a l’Aquila
La commissione EPM dell’Ofs d’Italia, su invito di Stefania del Consiglio Regionale OFS d’Abruzzo, si è recata a l’Aquila dal 5 al 7 luglio u.s. per visitare le fraternità colpite dal sisma e, insieme a loro, conoscere, visitare e condividere, il percorso di ricostruzione che è tuttora in corso.
E’ così che Marta (Sardegna – Cagliari), Ornella (Piemonte – Novara), Francesca (Toscana – Pisa) e Gigi (Campania – Cercola) sono stati accolti fraternamente dalle sorelle Stefania e Mariarita che, molto generosamente e nello spirito che ha contraddistinto l’accoglienza nelle ultime assemblee nazionali, hanno aperto le loro case ai fratelli pellegrini in visita ai luoghi ed alle persone colpite dal sisma del 2009.
Un clima familiare e cordiale, ha avvolto tutti i momenti vissuti insieme, a cominciare dai pasti consumati in letizia e semplicità in casa di Roberto e Monica, due membri della fraternità di San Pio X che vivono una splendida esperienza familiare adottiva di due bellissime ragazze africane: Juliana e Pascaline. Il sabato ci siamo dedicati alla visita della città che ancora presenta segni delle ferite profonde ed aperte dal sisma terribile del 2009. A 10 anni dal terremoto, attraversandola e passando di vicolo in vicolo, si vede una ricostruzione completata al 70%, ma che non ha ancora restituito alla città l’identità culturale, di comunità civile perché lacerata dalle tragiche vicende che hanno interessato tanti nuclei familiari per le persone che non ci sono più o che si sono allontanate per sempre.
Occorre infatti ricompattare i cittadini che, nonostante la loro caparbia voglia di rimanere attaccati alle origini, hanno dovuto emigrare per necessità di trovare un alloggio sicuro o per cercare un nuovo lavoro o semplicemente per paura.
Emozionante anche l’incontro con le Clarisse del Monastero S. Chiara di Paganica, che animate da una forza d’animo incredibile sono rientrate dopo un lungo esilio a marzo di quest’anno nel loro convento.
Le due fraternità Ofs, quella di San Pio X e quella, più antica, di San Bernardino ci sono sembrate molto forti e coese, nonostante la seconda sia composta da fratelli e sorelle molto anziani per i quali ancora oggi, per le distanze di abitazione, ancora risulta difficile incontrarsi con regolarità. San Pio X invece è una fraternità più giovane che anche durante le ore più buie della tragedia è riuscita a ritrovarsi per condividere le paure, pregare e starsi accanto.
Il vero dramma di questo evento sono stati i giovani; quelli persi prematuramente nella casa dello studente che tutti ricordano come il luogo simbolo della tragedia e quelli che sono andati via perché il terremoto ha distrutto anche possibilità di lavoro, di vita sociale e di studio. Anche l’Università, ci hanno raccontato, una volta molto fiorente ed attraente per tanti studenti stranieri ed italiani di altre regioni, oggi arranca su una serie di sedi dislocate nei dintorni che ha fatto perdere identità all’ente di istruzione che faticosamente sta cercando di recuperare. E buona parte delle abitazioni, ora riattate, nel centro storico sono disabitate, perché erano alloggi per studenti e questo acuisce il senso di vuoto che si prova attraversando strade e vicoli, ricostruiti ma senza vita.
Come Ofs nazionale e insieme alle fraternità locali ci siamo interrogati su come poter sostenere, anche economicamente attingendo al fondo “Pietra su Pietra”, qualche progetto utile a ricostruire non tanto cose e case ma comunità di persone.
Alcune idee sono state fatte nostre e saranno oggetto di analisi da parte del consiglio nazionale Ofs: dal progetto giovani della diocesi che il vescovo vuole attuare per recuperare le fasce giovanili, alla possibilità di creare una rete interna dell’Ofs nazionale che in ogni regione, come in un albergo diffuso, mette a disposizione dei fratelli opportunità di alloggio in casi di bisogno come questo, ma anche per altre necessità di cura o, perché no, anche di svago e vacanza. Ancora, intervenire con una presenza immediata di semplice condivisione, nel momento in cui alcune fraternità vengono colpite da eventi catastrofici, semplicemente per fare fraternità.
Alla partenza ci siamo commossi per questa esperienza che ci ha segnato il cuore; sui volti di quanti hanno voluto condividere con noi tragedie personali, difficoltà, lutti e disagi abbiamo letto la felicità e la gioia per aver incontrato fratelli e sorelle del loro stesso ordine che si sono interessati a loro e chiesto semplicemente come stavano. La gioia di farsi prossimi ci ha ripagato della stanchezza del viaggio e la voglia di ritrovarsi ci lascia con la nostalgia per il distacco che, siamo certi, sarà breve perché insieme vogliamo guardare al futuro con una speranza nuova.
Gigi Giliberti (fraternità Ofs di Cercola)