Discernimento: istruzioni per l’uso

Che cos’è il discernimento? A cosa serve? Possono utilizzarlo tutti o solo una parte di persone? Come si fa il discernimento?
Prima di entrare nel tema è necessario fare un excursus: da dove viene, quando è stato utilizzato, se è una cosa antica o moderna…
Il discernimento c’è sempre stato nella storia della Chiesa, dall’inizio del cristianesimo, fino ai nostri giorni e continua ancora.
Lo troviamo nella storia veterotestamentaria, cioè nell’Antico Testamento, e anche nel nuovo.
Il discernimento ha l’obiettivo di decifrare, di capire cosa Dio vuole da me, nella mia vita.
Oggi, la parola: Discernimento, appare nella quotidianità del linguaggio; siamo chiamati tutti a discernere, a capire, anche nella vita concreta di tutti i giorni, non necessariamente solo nella sfera spirituale.
Prima la parola “discernimento” era ristretta, probabilmente, ad una cerchia di persone: il clero, i religiosi… cioè coloro che dovevano capire se entrare o meno in monastero, in convento, se seguire una via specifica, particolare, di vocazione.
Oggi, però, questo termine indica un’azione che deve compiere ogni cristiano; se non si esercita il discernimento è difficile fare una vita consapevole di cristiano maturo nella fede.
Il discernimento mi aiuta a crescere e a capire ciò che è buono e ciò che non è buono, per la mia persona, per la mia anima, per il mio spirito, per la mia fraternità.
Per questo le nostre comunità, le nostre fraternità dovrebbero essere continuamente in discernimento, perché anche quando penso di aver capito quella cosa, si apre un’altra strada che bisogna interpretare, capire, ricercare, quindi il discernimento è un atteggiamento continuo: continuamente bisogna discernere.
Sant’Ignazio di Loyola ci mostra delle linee guida per fare concretamente il discernimento nella nostra vita.
Egli afferma che il discernimento non va fatto, cioè non deve essere presa alcuna decisione, se viviamo un momento di difficoltà o di crisi, bisogna attendere che ci siano le condizioni favorevoli; fare una scelta in un momento difficile non è sempre la cosa migliore.
Anche la Chiesa è in discernimento. La Chiesa che è depositaria della fede, cioè è garante e trasmette quello che viene definito “l’insegnamento di Gesù” – depositum fidei – è chiamata a discernere le proprie azioni, a verificare ciò che fa.
Anche il Papa, insieme ai cardinali e ai vescovi, è chiamato a verificare la propria azione. Il Papa esercita la propria azione attraverso il Magistero, cioè l’insegnamento ufficiale della Chiesa, che può essere di ordinario o straordinario.
Quando il Papa parla insieme ai vescovi, si chiama magistero: il Papa ci offre il suo insegnamento attraverso le catechesi, l’Angelus, le Encicliche, ecc…
Papa Francesco chiede a tutti di discernere, per raggiungere la maturità della fede, attraverso una verifica continua.
Il tempo di Quaresima può servire proprio a questo, a discernere: in questo momento della mia vita, io cosa sono chiamato a fare?
Questo tempo forte di verifica lo sto sfruttando per capire meglio cosa Dio vuole da me?
Cosa mi sta chiedendo Dio in questo periodo della mia vita?
Ogni battezzato deve fare questa operazione, perché, se non lo fa, dimostra un’immaturità della fede; il cristiano, dunque, è chiamato a fare questo lavoro continuo su se stesso, quindi a capire la volontà di Dio, cosa vuole Dio da me.
Quali sono i passi biblici che fanno riferimento al discernimento?
1 Corinzi 12,7-10 e 1 Gv 4,1
Questi due testi neotestamentari ci aiutano a capire e richiamano il discernimento:
1 Corinzi 12,7-10
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.”
Ci sono varietà di carismi, ma uno solo è il Signore ed uno è lo Spirito che fa questi doni che sono tutti messi a disposizione per il bene collettivo, per il bene della comunità.
Se io ho un dono, non posso tenerlo per me, ma devo metterlo a servizio degli altri, altrimenti farei la fine della parabola dei talenti, dove quell’uomo che riceve un talento non lo fa fruttare, lo sotterra.
Nella Fraternità, il Consiglio, la fraternità stessa si autoverifica e discerne: quel fratello ha quel dono? deve metterlo a disposizione, altrimenti, non utilizzandolo lo fa atrofizzare e non fa il bene della comunità che potrebbe anche trarre vantaggio da quel dono.

1 Giovanni 4,1
Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo“.
Saggiare, mettere alla prova… noi siamo continuamente ispirati, soggetti a mozioni, a quelle cose che ci vengono sia dall’interno che dall’esterno, siamo sollecitati continuamente, sentiamo una voce interna: “ho sentito di fare questa cosa..”…
Quella che sentiamo, però, può essere sia la voce dello spirito del bene che ci sta suggerendo quella cosa, ma può essere anche lo spirito del male che ci sta suggerendo l’altra cosa.
Quindi noi cosa siamo chiamati a fare? Proprio questa operazione di decifrare nla provenienza, l’origine di quella mozione, di quella ispirazione.
In questo ci serve, appunto, il discernimento. Noi siamo chiamati a capire qual’è l’origine, perché io posso anche sentire una cosa che, apparentemente, per me è buona, ma in realtà è lo spirito del male che me la suggerisce e viceversa.
Quindi dobbiamo stare attenti a vagliare, verificare continuamente, personalmente, anche ascoltando il parere, la valutazione di altre persone.
Prima di tutto dobbiamo dire che il discernimento è per tutti: tutti possiamo discernere, però è un dono e, per questo, va invocato e questo possiamo farlo con la supplica allo Spirito Santo, supplicare lo Spirito Santo di elargire questo dono.
La pratica del discernimento esige alcuni criteri. Come faccio a capire se una cosa è buona o non è buona? Devo tener presenti tre cose:

  1. La conformità alla Parola di Dio;
  2. L’obbedienza alla Chiesa;
  3. I frutti dell’azione di Dio. L’albero si riconosce dai frutti, se un albero non produce frutti c’è qualcosa che non va. Quell’azione che tu vuoi fare produce dei frutti?

L’operazione del discernimento ha tre momenti importantissimi:

  1. La memoria;
  2. L’intelletto;
  3. La decisione e della scelta per quella volontà di Dio.

Il momento della memoria è la fase in cui raccolgo delle informazioni, raccolgo i dati inerenti a quell’argomento che io voglio porre in discernimento.
Il secondo momento è ancora più importante, perché è qui che si compie il discernimento propriamente detto, dove si cerca di analizzare e comprendere i dati, le informazioni che ho raccolto: quindi mi metto a pensare, ad ipotizzare… su quella determinata decisione che io voglio prendere nella mia vita.
Il terzo momento è quello in cui io sono chiamato a fare una scelta.
Dice Sant’Ignazio di Loyola: la scelta va fatta se io sono pienamente consapevole, deciso, dopo aver vagliato attentamente, con l’aiuto di altri, dopo tanta preghiera, solo così si giunge a una conclusione.
Poi c’è il discernimento degli spiriti, cosa significa?
Non tutte le persone sono buone, né tutte sono cattive, significa che in noi c’è lo spirito divino, lo spirito diabolico e c’è uno spirito umano.
Allora il discernimento dello spirito si ha quando devo capire se quella persona è incline a fare del bene o del male, capire le intenzioni di quella persona, quello che ha nel cuore.
Il discernimento è fallibile o non è fallibile?
Bisogna dire innanzitutto che esistono due tipi di discernimento: il discernimento acquisito e il discernimento infuso.
Entrambi sono dei doni.
Il discernimento acquisito è quello che io conseguo attraverso una vita di fede, di preghiera, attraverso lo studio della Parola di Dio, l’esperienza della vita, la pratica delle virtù (Fede, Speranza e Carità), la fuga dagli ostacoli di mente e di cuore e la prudenza.
Il discernimento acquisito, però è fallibile.
Il discernimento infuso è infallibile; non tutti ce l’hanno, ma è prerogativa di alcune anime sante che sono destinate a degli scopi specifici nella Chiesa, ad esempio Padre Pio.
Quando qualcuno si recava da P. Pio, per avere dei consigli su alcune scelte di vita (riguardanti, ad esempio, la vita consacrata, il matrimonio, il lavoro), il Santo di Pietrelcina suggeriva delle soluzioni che si rivelavano sempre giuste.
Egli non sbagliava, perché era Dio stesso che suggeriva a P. Pio di dire a quella persona di fare una determinata scelta.
P. Pio aveva questo dono che viene chiamato “cardiognosi”, conoscenza del cuore, cioè Dio gli faceva leggere nel cuore di quella determinata persona, perciò è infallibile.
Sant’Ignazio di Loyola, nel libro “Esercizi spirituali”, al n°313 scrive:
“REGOLE PER SENTIRE E CONOSCERE IN QUALCHE MODO LE VARIE MOZIONI CHE SI PRODUCONO NELL’ANIMA: LE BUONE PER ACCOGLIERLE E LE CATTIVE PER RESPINGERLE; E SONO PIÙ PROPRIE DELLA PRIMA SETTIMANA”.
Nella prima settimana degli esercizi spirituali, che si svolgono in più settimane, Sant’Ignazio di Loyola si sofferma su questo aspetto e dice che il discernimento non è uno strumento per migliorare la nostra vita imprenditoriale, lavorativa… ma serve a farci crescere come persone, nella società, ma soprattutto in rapporto al Signore.
Nel capitolo 313, Sant’Ignazio analizza le Regole che ci fanno capire cosa fare o meno, ci danno delle indicazioni, servono a mantenere ordine e a guidarci.
Noi siamo soggetti a mozioni o azioni dello Spirito Santo che costantemente soffia ed è accanto a noi, ma non sempre lo riconosciamo o non sempre gli diamo l’opportunità di agire pienamente.
Ad esempio, quando in una Fraternità si respira la comunione, la preghiera è più viva, è più forte; invece, quando nella Fraternità c’è tensione, lo Spirito Santo, anche se c’è e scende, fa fatica a volare.
“Regole per sentire e conoscere”, noi sentiamo, ma dobbiamo anche conoscere quello che sentiamo (perché è accaduto? perché il Signore mi sta facendo sentire questa cosa? perché sta avvenendo?) e dobbiamo fare continuamente questo lavoro interiore: sentire e conoscere le varie mozioni che si producono nell’anima.
Il Signore parla anche attraverso visioni, estasi, oppure il Signore parla attraverso i segni, allora dobbiamo essere bravi ad interpretarli, per esempio quando il Signore ci parla attraverso un fratello e ci può condurre anche ad una correzione.
Se io mi sento dire spesso da un fratello: “magari questo aspetto si può rivedere”, poi la stessa cosa me la dice un’altra persona e un’altra ancora, vuol dire che, probabilmente, mi devo un po’ interrogare, perché il Signore mi sta facendo capire di discernere su quell’aspetto, perché ci sono più fratelli che me lo dicono.
Per fare questo tipo di discernimento, però, ci vuole un’apertura, ci vuole maturità e tanta pazienza.
Uno schema pratico per il discernimento.

  • Raccogliere dati

In primo luogo si raccolgono i fatti pertinenti e informazioni di rilievo: possiamo consultare delle persone (una o due, non di più) e poi peso i pro e i contro. Ciò serve a farsi una visione adeguata del problema, anche se sono ancora incapace di prendere una decisione.

  • Formulare la decisione

Dev’essere fatto in maniera chiara, sotto forma di una semplice domanda, la cui risposta sia “si” o “no”, o che riguardi una scelta tra due opzioni o alternative.

  • Domandare a Dio

In preghiera, gli sottopongo le alternative, con le due o più possibili risposte alla mia domanda; ciò serve a sentire quale soluzione mi fa sentire più a mio agio con il Signore, o quale risposta mi dà più consolazione o facilità nel rapporto con il Signore.

  • Decidere

A questo punto si decide, considerando tutti gli elementi, ma in particolare pensando a come mi sono sentito riguardo alle diverse alternative, nel momento in cui le ho sottoposte al Signore, in preghiera.
Infine, una volta deciso, presento tale decisione a Dio, per verificare un’ultima volta come si adatta, quanto sia giusta quando gliela presento.
Un altro criterio potrebbe anche basarsi su quello che io sento. In rapporto a quella decisione da prendere, mi sento pace? Quella decisione potrebbe portarmi serenità, oppure inquietudine, agitazione, se provo consolazione, turbamento.
Questo è importante, perché, come dice Sant’Ignazio, bisogna capire i moti dell’anima.
Concludiamo con alcune domande di riflessione:

  • Con quale linguaggio sento Dio nella mia vita?
  • Come ho compreso la sua presenza?
  • Sono stato docile? Ho avuto gioia? Ho avuto amarezza?

Il secondo esercizio è meditare sulla situazione umana che sto vivendo ora.
Come sto’ in questo dato momento della mia vita? Cosa Sento? Dio quali percezioni mi da’? Sono chiamato a delle scelte? Fuggo davanti a queste scelte? Ho paura di scegliere? Cerco un aiuto a fare una scelta definitiva? Sottopongo queste mie mozioni a una persona saggia, di esperienza, che mi potrebbe aiutare? Oppure la accantono e vivo alla giornata?
Io penso che se ci sono delle mozioni nella nostra vita, vanno captate e a queste mozioni va data una risposta, quindi non possiamo rimandare continuamente anche a ciò che ci chiede la vita, bisogna pur sempre agire, però dobbiamo quanto più possibile vicino alla verità.

Alcune domande:

  • Dentro di noi agiscono tre spiriti: divino, umano e diabolico, come convivono in noi?

Non è vero che al nostro interno c’è una dicotomia. Questo è un errore in cui è caduta per molti anni la Chiesa, cioè quello di scindere la parte umana dalla parte spirituale.
In realtà queste due parti si devono integrare: la parte umana non deve scartare la parte spirituale e viceversa, quindi io devo cercare di integrare.
Per esempio, perché molti sacerdoti e religiosi sono in crisi? Quando si entra in convento, in seminario, oppure quando faccio una scelta posso rimanere deluso, perchè l’ideale in cui credevo non corrisponde alla realtà. Cioè quello era un ideale perfetto che si scontra con la realtà, quindi gli aspetti umano, divino e diabolico vanno integrati e va combattuto lo spirito diabolico che è il male che cerca di allontanarci da Dio, come, al contrario, lo spirito divino sta sempre su di noi, perché vede che noi ci allontaniamo e cerca di riportarci sulla via del bene.
Allora noi dobbiamo avere questa capacità non di protendere troppo verso lo spirito umano, nè verso lo spirito divino, ma di integrare umano e divino e scartare quello diabolico, cioè essere prudenti in rapporto al male e saperlo riconoscere.
Purtroppo non sappiamo riconoscere nemmeno il bene dal male, abbiamo un po’ perso l’abitudine a fare l’esame di coscienza personale e comunitario!

  • Come fare discernimento, quando la Fraternità ci chiama a svolgere un ruolo di responsabilità (ad esempio nel Consiglio), superando la paura di non esserne all’altezza o l’incapacità di mettersi in gioco per il bene della Fraternità?

Suor Gabriella, clarissa del Monastero di Airola, nell’ambito del ritiro spirituale della Fraternità Zonale di Caserta, in merito alla responsabilità e alla scelta che abbiamo fatto di essere Terziari Francescani (e anche Clarisse e Frati) ha affermato che nessuno è stato obbligato a fare questa scelta, siamo “liberamente obbligati”, cioè io ho scelto, liberamente, di “obbligarmi” a quella scelta, quindi dovrebbe essere consequenziale il fatto che io, responsabilmente, porti avanti un servizio che mi viene affidato.
E’ importante il discernimento iniziale, se io non me la sento di portare avanti le mie responsabilità, probabilmente la mia scelta è stata sbagliata.
E’ vero che è cosa buona non sentirsi degni di un determinato compito all’interno della fraternità, perché altrimenti sarei presuntuoso, però occorre anche fare una scelta, per la mia vita, ma anche per il bene della Fraternità e quindi, responsabilmente, aderire all’impegno che ho scelto.
Quindi, se io so che in quella Fraternità c’è una Regola e si vive in un determinato modo, e io non riesco a vivere in quel determinato modo, posso anche andarmene, nessuno mi obbliga: ho scelto io!
I Francescani Secolari si impegnano a vivere la loro Promessa, di vita evangelica, nella Fraternità e questa è una condizione imprescindibile, come dicono le Costituzioni (53.3): “La partecipazione alla vita di fraternità è essenziale per l’appartenenza all’OFS”.
L’Ofs non è un circolo ricreativo, non è un oratorio: è un Ordine, con tutta la sua struttura, le sue regole; non è una confraternita, un’associazione.
Poi è anche importante dare alla nostra scelta di fede, un risvolto concreto nella vita di ogni giorno, testimoniare, da laici, sul lavoro, con iniziative, impegni fraterni, quindi non è solo l’incontro settimanale e tutto finisce tornando a casa.

  • Nella fase del discernimento sulla scelta di Professare la Regola dell’Ofs, che peso hanno i condizionamenti esterni?

Nella Fraternità, in un determinato arco di tempo, insieme ai preposti ad aiutarci nel discernimento (il Maestro di Formazione, l’Assistente Spirituale, il ministro e il consiglio), si cerca di comprendere la scelta migliore per me e per il contesto in cui vivo.
Il Consiglio, insieme all’Assistente spirituale, decide se accogliere o meno un fratello; questo avviene in un percorso formativo (di almeno due anni) che è scandito da tappe, stabilite dallo Statuto, dopodiché si ha l’incardinamento nell’Ordine.
Se in questo periodo di tempo, il Consiglio, insieme al Maestro di formazione, ascoltato anche il parere dell’Assistente spirituale, verifica che quella persona non è idonea ad abbracciare la vita dell’Ordine Francescano Secolare, è tenuto a dire al candidato che, probabilmente, questa non è la sua strada.
Fare andare avanti una persona per una strada che non è la sua, sarebbe un male innanzitutto per quella persona, ma anche per la Fraternità.

  • Se, dopo aver ascoltato il parere del Consiglio e dell’Assistente io continuo ad avere dei dubbi che non mi sono stati sciolti?

E’ meglio non fare la scelta, rimandare al tempo opportuno. Si può vivere la vita di Fraternità, senza emettere la Professione, lasciandosi aiutare nel discernimento che potrebbe anche durare anni, fino a quando si è pronti a prendere una decisione.
Buon cammino!

Intervento di p. Luigi Valentino
Assistente regionale Ofs
all’incontro della Zona Interdiocesana di Avellino
per Iniziandi e Ammessi

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